
di Mike Maric. Foto tratta da: Mike Maric
Nell’ottobre del 2001, ero a Ibiza, in occasione dei miei primi Campionati Mondiali di Apnea e proprio lì ebbi il mio primo approccio con la monopinna. Ricordo come un giovane talento dell’apnea, Herbert Nitsch fece il primo record del mondo con la monopinna scendendo in assetto costante a -86m. Da subito mi accorsi che l’attrezzo era interessante, molto interessante, anche se non era molto facile nella sua gestione. Così mi cimentai, da ex nuotatore, a sperimentare questo nuovo “gioco”: per noi dell’apnea era appena stata scoperta la monopinna e quindi si sapeva molto poco a tal proposito.
La mia vera svolta avvenne nel 2003, quando per una serie di circostanze, mi raggiunse, in Croazia, Valter Mazzei, tecnico di nuoto pinnato. Colsi l’occasione per “farmi giudicare”, convinto delle mie abilità, ma venni ridimensionato subito: così nacque la mia forte amicizia con Valter che divenne mio allenatore fino al 2006, anno in cui decisi di ritirarmi dall’agonismo.
Oggi, desidero porre qualche domanda proprio a Valter, ex atleta della Nazionale Italiana di Nuoto Pinnato, dal 2008 al 2013 è stato CT della Nazionale Italiana di NP, oggi riveste il ruolo di direttore tecnico della NPS Varedo, ma soprattutto lo ritengo “l’allenatore” per definizione, per capacità e meriti. Molti dei migliori atleti escono proprio dalla sua scuola, basti ricordare Anna di Ceglie, Davide Manca o l’attuale Stefano Figini, stella mondiale di questa disciplina.
Valter, la monopinna, strumento che voi nel pinnato conoscete dal 1968, ha rivoluzionato l’apnea. Secondo te, può essere uno strumento utile anche nel nuoto e finalizzato a cosa?
“Sicuramente la monopinna può essere molto utile come strumento per sviluppare la sensibilità nella subacquea, nel delfino e non solo. Qui in Italia è un attrezzo abbastanza sconosciuto nel settore nuoto, ma in altri paesi è utilizzato e da diversi anni: Misty Hyman e Jenny Thompson, già nel 1996, subito dopo le Olimpiadi di Atlanta, vennero, insieme a Pablo Morales, ai Campionati Mondiali di Nuoto Pinnato in Ungheria e gareggiarono in questo settore (tra l’altro non portando medaglie a casa), ma proprio da quegli anni partì il discorso volto al miglioramento delle subacquee nel nuoto. Sicuramente la Hyman fu la interprete più importante mettendo a punto anche la tecnica di nuotata laterale subito dopo la virata…In Italia, che io sappia, abbiamo avuto Emanuele Merisi, grande dorsista che utilizzò la monopinna nella preparazione, agevolato dal fatto che il suo storico allenatore, Marcello Rigamonti è stato, seppur per breve tempo, anche tecnico della Nazionale di Nuoto Pinnato.”
E nello specifico, cosa può dare in più la monopinna nel mondo nuoto?
“A mio avviso, molti dei nuotatori, non riescono a percepire l’origine del movimento nel kick dolphin: alcuni lo fanno partire dalle spalle, piuttosto che dal bacino…. attraverso l’utilizzo della monopinna e nuotando con la braccia in avanti, si va a lavorare spostando il baricentro facendolo coincidere con il diaframma, punto ideale di partenza del movimento stesso. Tenendo poi la posizione “rigida” nel settore frontale e lavorando bene attraverso il Core, l’atleta va poi a scaricare la potenza sui piedi o sulla monopinna.”
Tutti i tuoi atleti hanno il comune denominatore dell’approccio “tecnico” che hai con gli allenamenti: quali sono i tuoi fondamentali?
“Siccome l’acqua è 800 volte più densa dell’aria, parto dal presupposto che ogni muscolo mosso in acqua deve favorire l’avanzamento e non l’attrito. Per questo motivo, quando ho smesso di fare l’atleta per diventare allenatore, mi sono concentrato molto sulla tecnica pura per diminuire le resistenze e i drag che si vengono a creare, inevitabilmente. Viste le elevate velocità che oggi si raggiungono nel nuoto e ragion veduta con la monopinna, reputo fondamentale la tecnica di nuotata. Ho tratto spunto dalla scuola russa per implementare tutti gli esercizi che usiamo nel mondo nuoto pinnato utili per incrementare la nuotata stessa, soprattutto nella parte “sotto l’acqua”.”
The fifth competitive stroke: cosa può essere determinante per la preparazione?
“Il controllo del proprio corpo è basilare, sviluppando soprattutto il Core. Reputo importante l’utilizzo delle pinne (quelle da snorkeling) per sviluppare la mobilità delle articolazioni e sapere “respirare” a 360°. Questi elementi e la loro gestione, non facile, sicuramente rappresentano un lavoro di grande qualità, soprattutto la parte di respirazione intesa dal controllo del diaframma alla gestione delle fasi di inspirazione ed espirazione.”
Il nuoto pinnato era ad un passo per entrare alle Olimpiadi: che futuro vedi?
“Nel 2004, il nuoto pinnato vinse lo spareggio sul karate per entrare come sport dimostrativo alle Olimpiadi di Atene. Poi, purtroppo, a seguito della situazione politica-economica venutasi a creare con l’11 settembre 2001, e la presenza di oltre 13mila atleti nel movimento olimpico, il Presidente CIO decise di non inserire nuove discipline in quell’occasione….da lì abbiamo perso il treno. Quindi, siccome oramai lo sport è anche business, sono convinto che bisognerà dimostrare come il nostro sport possa portare numeri importanti. Mi spiego: ogni anno nel mondo vengono vendute 26milioni di pinne ma questo non porta movimento nel mondo del nuoto pinnato, dove le aziende, nonostante tutto, non investono in questa disciplina. Quindi, sebbene siamo un movimento numericamente più alto di altri sport presenti nelle Olimpiadi, sono convinto che dobbiamo dimostrarlo anche con altri numeri…..detto in soldoni. Sicuramente alcuni paesi non sono ancora ben organizzati per sviluppare il nuoto pinnato, anche se oggi il nuovo Presidente della CMAS, la russa Anna Arzhanova, sta lavorando molto bene portando il nostro sport alle Universiadi piuttosto che ai giochi militari o paralimpici.”
Monopinna e bambini: un mondo da scoprire?
“Assolutamente sì, nel senso che la scuola nuoto ti fa procedere all’insegnamento senza attrezzi e via dicendo.A mio avviso, in questi anni mi sono ricreduto, nel senso che l’utilizzo anche di una monopinnetta, per giocare nel mondo acqua, mondo dove stiamo per i primi nostri 9 mesi, sia utile per stare nell’acqua e sviluppare tutta quella sensibilità che accompagnerà poi il bimbo nella sua crescita acquatica.”